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Miss Key & Mr. Wolf | Blog | L’inflazione dell’esperienza: se tutto è straordinario, niente lo è davvero

Nel marketing, nella comunicazione e nella vita quotidiana, l’ossessione per l’eccezionalità sta svuotando il concetto stesso di esperienza memorabile.

Un passaggio naturale dalla promessa iperbolica, dalla spettacolarizzazione forzata dell’esperienza al ritorno all’essenziale, potrebbe essere la chiave per il futuro della comunicazione.

grafica e strategia
articolo dell'agenzia grafica e creativa di Castelfranco Veneto Miss Key & Mr. Wolf sul paradosso della straordinarietà nel marketing contemporaneo

Viviamo nell’epoca del superlativo permanente: “Un’Esperienza Unica”; “Un Evento Imperdibile”; “Il Ristorante che Cambierà per Sempre il Tuo Palato”.

L’inflazione dell’esperienza: quando tutto è straordinario, nulla lo è davvero

Ogni giorno siamo bersagliati da promesse di unicità; il marketing, la comunicazione e persino il linguaggio quotidiano hanno subito una progressiva inflazione dell’esperienza. Tutto è straordinario, ogni offerta è rivoluzionaria, ogni brand propone una narrazione immersiva e irripetibile.

Ma c’è un paradosso: se tutto è speciale, alla fine niente lo è davvero.

 

articolo dell'agenzia grafica e creativa di Castelfranco Veneto Miss Key & Mr. Wolf sul paradosso della straordinarietà nel marketing contemporaneo

La competizione dell’attenzione e l’iperbole del linguaggio nella narrazione dell’esperienza

Siamo in una bolla di iperconnessione dove ogni brand, destinazione turistica o prodotto deve combattere per un frammento di attenzione. Il risultato è una corsa al rialzo: tutto deve sembrare più grande, più emozionante, più spettacolare; il linguaggio si carica di aggettivi superlativi perché la realtà, da sola, sembra non bastare più.

I social network premiano i contenuti che generano reazioni immediate, il tempo dell’analisi e della riflessione si riduce, la sfumatura diventa debolezza e vince il sensazionalismo. Così il mondo si trasforma in un feed infinito di esperienze amplificate dove ogni cosa è “epica”, ogni evento è “storico”, ogni prodotto è “rivoluzionario”. Ma cosa succede quando ci abituiamo a questo ritmo, quando il nostro cervello, saturo di stimoli, smette di distinguere il reale dal costruito?

E poi c’è la nostra naturale ricerca di senso. Vogliamo esperienze autentiche e momenti che ci arricchiscano, ma più si spinge sull’eccezionalità più l’esperienza stessa viene mercificata. Ogni viaggio deve essere trasformativo, ogni cena una scoperta gastronomica, ogni weekend una fuga memorabile. Confezione e pacchetto omologati(ssimi), in formato storytelling, vero paradosso della straordinarietà creato dal marketing esperienziale.

L’intelligenza artificiale e la standardizzazione della creatività

Questa dinamica si è poi ulteriormente accentuata con l’avvento dell’AI (quella “alla portata di tutti”) la quale, nonostante rappresenti un validissimo partner nell’elaborazione di processi creativi, ha contribuito a definire una pericolosa omologazione del linguaggio e della narrazione: un “copia e incolla” (Treccani: fig. assemblaggio di testi ripresi da altre fonti e, in senso peggiorativo, plagio; trasposizione fedele ma priva di originalità) di contenuti generati automaticamente, di testi perfettamente ottimizzati per gli algoritmi e immagini costruite su pattern prevedibili, il cui risultato si traduce in un linguaggio uniforme, senza scarti, senza vibrazioni. Laddove una volta l’unicità nasceva dall’errore, dalla sfumatura, dall’imprevisto, oggi rischiamo di perderci in un mare di perfezione generata in serie.

Come sottolinea Doriano Zurlo, l’IA applicata alla comunicazione sta generando un’industria della parola sempre più simile a una “catena di montaggio dei contenuti“, in cui la creatività viene sintetizzata, filtrata e privata di quel carattere irripetibile che la rendeva davvero distintiva.

Il paradosso della straordinarietà e l’assuefazione del pubblico

Laddove una volta il tocco umano poteva fare la differenza – attraverso intuizioni, ironia, ritmo e scelte lessicali personali – oggi assistiamo alla proliferazione di contenuti perfettamente ottimizzati ma privi di anima e lontani da quella sorpresa dell’imprevisto o dalla bellezza dell’errore che porta a nuove intuizioni di cui abbiamo, in un certo senso, nostalgia.

Ritorno a una comunicazione più autentica e all’esperienza credibile

E forse sarà proprio questo il futuro della comunicazione (o quello che ci auguriamo avvenga): un passaggio naturale dalla promessa iperbolica e dalla spettacolarizzazione forzata al ritorno all’essenziale, lasciando il posto a narrazioni più sincere e genuine capaci di creare legami autentici con il pubblico, in punta di piedi.

Dopo tutto, le emozioni più forti e le storie più belle non hanno bisogno di essere preannunciate, accadono e basta. Pensiamo alle esperienze della nostra vita: sono davvero quelle che ci sono state vendute come “uniche e irripetibili” o quelle che ci hanno sorpreso nella loro semplicità, nella loro imprevedibilità non annunciata ad essere risultate memorabili?

Forse la chiave potrebbe essere proprio questa: raccontare la propria storia smettendo di promettere la meraviglia e lasciando che accada da sola.

articolo dell'agenzia grafica e creativa di Castelfranco Veneto Miss Key & Mr. Wolf sul paradosso della straordinarietà nel marketing contemporaneo

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